Partecipazione, solidarietà, progetto: l’assemblea pubblica di Mondeggi

Ieri un centinaio di persone, tra associazioni, cooperative sociali, rappresentati di istituzioni e cittadini e cittadine, rinunciando a un bel pomeriggio di sole di fine settembre all’aria aperta, hanno partecipato all’Assemblea pubblica di Mondeggi Bene Comune – Fattoria Senza Padroni, che si è tenuta al Circolo l’Unione di Ponte a Ema.
Argomento: il futuro della grande tenuta agricola.
Un centinaio di persone: evidentemente, l’immaginario positivo che ancora suscita Mondeggi, a oltre dieci anni dall’occupazione, è forte.

Nel corso dell’assemblea, si sono susseguiti diversi interventi del comitato di Mondeggi, delle realtà associative che fanno parte del progetto Mondeggi 2026 e di singoli cittadini. È stato raccontato lo stato dei cantieri e dei lavori di ristrutturazione dei casali e della villa medicea avviati con i fondi PNRR da parte della proprietà, cioè la Città Metropolitana di Firenze. Il comitato ha poi raccontato quali scenari si stanno prospettando, condividendo le preoccupazioni ma soprattutto le proprie irrinunciabili posizioni.

All’incontro con il Sindaco di Bagno a Ripoli – Francesco Pignotti – e con i tecnici della Città Metropolitana, che si è svolto lo scorso martedì, sono stati resi noti e riconfermati i programmi dell’amministrazione: da un lato, la richiesta di lasciare anche l’ultimo casale, Cuculia, per permettere la conclusione dei lavori entro il 2026; dall’altro, la volontà di chiudere entro la fine di quest’anno con la co-progettazione per la futura gestione di Mondeggi e quindi l’assegnazione delle terre e dei casali.

Se da una parte questa accelerata può apparire positiva, dall’altra apre a grandi rischi per la tenuta del progetto Mondeggi Bene Comune, così come è sempre stato immaginato dal comitato che lo ha animato e curato in tutti questi anni.

Nel breve periodo lasciare scoperto il presidio, anche abitativo, di Mondeggi significa non solo riconsegnare all’abbandono ulivi, vigne, orti, e ora anche animali, cioè abbandonare la cura del territorio così tenacemente portata avanti; ma significa anche e soprattutto allentare le reti sociali che su questa esperienza e su questo territorio si sono costruite in tutti questi anni; fino a rischiare di farle scomparire del tutto. La posta in gioco è troppo alta per poterlo permettere.
Il Sindaco Pignotti si è quindi preso l’impegno di cercare una soluzione legale che possa governare questo periodo transitorio. Va anche detto che all’assemblea di ieri anche una figura come Beniamino Deidda, noto magistrato costituzionalista, ci ha ricordato come l’illegalità sia spesso necessaria per potere affermare e realizzare i principi dettati dalla nostra Costituzione.
In ogni caso, la posizione del comitato di Mondeggi è di non lasciare per nessuna ragione al mondo il presidio, che è fatto dalle persone che abitano quelle terre, ne hanno cura e coordinano la più ampia presenza di cittadini e realtà associative che rendono viva una tenuta già abbandonata dalle istituzioni.
Questa posizione ha ricevuto, come si è capito dagli interventi successivi, l’appoggio di tutti.

Nel lungo periodo, le incognite sull’avviso pubblico che dovrebbe dare avvio alla coprogettazione sono ancora molte. In questo caso il processo e gli strumenti amministrativi scelti non sono neutri e determineranno il modello gestionale della futura Mondeggi. Città Metropolitana sembrerebbe pensare a una Fondazione alla quale assegnare tutta la tenuta: viene il (legittimo) dubbio che alla Città Metropolitana interessi soprattutto trovare una soluzione amministrativa che le permetta di evitare ulteriori oneri a suo carico, più che a raccogliere l’eredità costruita in questi anni dal comitato di Mondeggi, potenziarne le opportunità, rilanciarne l’innovazione sociale e di gestione agricola che ha proposto.
La possibilità ventilata dai tecnici della Città Metropolitana di un bando pubblico per ogni casale, cui sottende quell’idea che ha distrutto la quasi totalità delle campagne toscane, porterebbe allo “spezzatino” della tenuta, che perderebbe per sempre quella straordinaria unicità di valori storici, paesaggistici, culturali, agricoli, ambientali e politici che la caratterizza.

L’assemblea ha ribadito con forza l’idea di Mondeggi come bene comune e ha fatto appello a tutte le realtà associative che già avevano partecipato alla costruzione del progetto Mondeggi 2026 e alle altre che si riconoscono nella Carta dei principi di attivarsi. E già ieri si è parlato di agroecologia, di agricoltura sociale, di educazione e formazione, di sport, di arte e cultura, di opportunità lavorative e di inclusione sociale. Le intelligenze collettive, le competenze, le esperienze sono già al lavoro per proporre un progetto innovativo, non solo per la Toscana. L’art. 118 della Costituzione e la Legge regionale sui beni comuni, con i suoi “patti di collaborazione”, possono fornire il quadro normativo entro il quale muoversi.

La sfida alla Città Metropolitana è lanciata. Vediamo se la sindaca Sara Funaro, che aspettiamo di incontrare al più presto, avrà l’intelligenza politica di raccoglierla.

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